Grande successo a Berlino per il Messiah di Michieletto
Coro portentoso nell'hangar di Tempelhof per dramma fine vita
Quando si entra nell'Hangar numero 4 dell'ex aeroporto di Tempelhof, loro sono già sul palco. Abiti a prima vista fin troppo comuni, si confondono col pubblico, dando il primo messaggio: sta per andare in scena una storia che potrebbe essere quella di ciascuno. E in effetti si parteciperà comunque, confermando o rivedendo interiormente la propria posizione dagli spalti. Poi questo Messiah di Michieletto si lascia leggere e comprendere, si soffre anche. Un'attrice muta interpreta il dramma della protagonista, che decide di porre fine alla sua esistenza, a causa di una diagnosi che non le dà scampo. Attorno un portentoso coro, concepito con misure e mission decisamente fuori dall'ordinario, fa da tessuto sociale del dramma del fine vita, calato nel celeberrimo oratorio di Haendel, che resta tra i più eseguiti in assoluto nel repertorio attuale. Fra i coristi, chiamati a muoversi come ballerini e attori sull'immenso "palco", Anouk Elias, che recita magistralmente in tutte le repliche, scappa e si nasconde disperata per la sua sorte, inseguita dal compagno e dai genitori, il tenore Julien Behr, il contralto Rachael Wilson e il basso Philipp Meierhoefer. Dai coristi viene giudicata e tormentata, quando la affrontano coi manifesti dei movimenti "per la vita". E sempre loro ne accompagnano la scelta finale con un grandioso Hallelujah. "Spero di aver trasmesso un senso di comunità", dice Michieletto in una delle interviste di presentazione a questa messa in scena prodotta dalla Komische Oper di Berlino, con cui collabora ancora una volta, dopo il Cendrillon di Massenet del 2016 e l'Orfeo ed Euridice di Gluck del 2022. A dirigere l'Orchestra e il Coro, preparato dal maestro David Cavelius, è George Petrou. Accanto a Michieletto sono impegnati Paolo Fantin per la realizzazione delle scene, Klaus Bruns per i costumi e Alessandro Carletti per le luci.
D.Al-Nuaimi--DT